Info: gabriella.carpegna@gmail.com
Attività:
> lavora con la gente dei villaggi per costruire pozzi e impianti solari per l'acqua nei villaggi
> forma gruppi GdS locali per operare insieme ai progetti
> promuove la scolarità e la salute dei bambini (interventi sulla malnutrizione)
> cerca di offrire alla donne opportunità di lavoro per migliorare la propria condizione
> ha in progetto la costruzione di una diga che trattenga l'acqua per gli orti e il bestiame
Una testimonianza:
"La parola costruisce il villaggio, il silenzio costruisce il mondo"
(proverbio Bambara)
“La parola è tutto: taglia e scortica, modella e modula, turba e rende folli, guarisce e uccide, innalza e abbassa, eccita e calma le anime.” (testo del Komo - società segreta Bambara)
Otto anni fa la vita mi ha portata in Mali con tutta la mia curiosità e voglia di conoscere .
Mi sono ritrovata immersa in un mondo “altro” , nel quale tuttavia ritrovavo qualcosa che appartiene alla mia infanzia e ai racconti nelle serate sull’uscio di casa o nella stalla : bambini a piedi nudi nei cortili, lavoro nei campi, due chiacchiere all’ombra per cercare riposo e pausa dalla preoccupazione costante di come sbarcare il lunario.
Polvere e sole implacabile . In Italia sono cambiate tante cose, forse anche quelle positive…
in Mali tutto sembra immobile e inamovibile.
Suor Franca ripeteva instancabile che dovevamo guardare , vedere, ascoltare …...
Non è necessario “fare” , non subito, non senza aver capito.
Altrimenti il rischio di fare cose inutili, se non dannose, è troppo alto..
L’ascolto crea le condizioni della amicizia e della fiducia . Non serve a niente fare chissà che in poche settimane, se non si creano le condizioni perché il lavoro sia comune,
nella direzione della autonomia e dignità delle persone..
Ascoltare, incontrare , creare alleanze e amicizia : ci ho provato, e ancora ci provo,
ogni volta che torno in Africa.
Non è facile. Soprattutto non è facile mettere questo al centro della presenza in Mali :
si vedono tanti bisogni, grandi, e il senso di impotenza e inutilità rischia di afferrarti .Ma poi incontri un sorriso, la voglia di fare festa, un grazie sincero che a volte ti pare di non meritare...e si riparte.
Ogni anno torno in Mali, insieme alla Associazione Granello di Senape.
Lavoriamo in un villaggio, Karangasso, dove la tradizione è viva e forte, dove la cultura Minyanka prosegue la guerra contro la terra, la sola sempre praticata in maniera feroce, per estrarne il cibo necessario a sopravvivere. E non sempre questo riesce: talvolta piove troppo , talaltra troppo poco, e la carestia torna.
Ogni volta che arriviamo al villaggio ci accoglie una grande festa con musiche e danze, che ci commuove sempre.
Poi si lavora insieme : per portare acqua pulita, preziosa per la vita, per organizzare le attività di sostegno alla scolarità, e alla salute, per rendere un po’ meno faticoso il lavoro delle donne.
Il nostro soggiorno dura un mese, ma il lavoro prosegue tutto l’anno nel villaggio.
E anche per noi, quando torniamo, per raccogliere fondi per le nuove iniziative.
Il lavoro comune produce piccoli/grandi cambiamenti e ridona speranza e fiducia nella possibilità di migliorare le condizioni di vita che sono durissime.
Nella cultura del villaggio l’incontro con lo straniero porta apprendimenti nuovi e utili,
per noi l’incontro con una realtà tanto diversa porta una imprevedibile bellezza e ricchezza,
dà la possibilità di scoprire parti di sé che diventano visibili solo nel confronto e talvolta nello scontro.
Noi dobbiamo misurarci con la durezza del clima torrido che rallenta i movimenti, con la polvere o il pantano (nella stagione delle piogge) , con la mancanza di strade, con le vetture che sono sempre in panne, con una concezione del tempo e del fato che manda in tilt la nostra idea di efficienza e ci agita e irrita.
Loro devono sopportare la nostra impazienza, ignoranza delle regole sociali, invadenza e presunzione.
Poi , “doni doni” ( piano piano) si scopre che anche in mezzo alla savana prima o poi arriva qualcuno
che ti soccorre , che le cose si sistemano e si aggiustano, una soluzione si trova.
Con calma e pazienza.
Seduti all’ombra di un grande albero si parla e si affrontano i problemi, ci si mette d’accordo, si discute,
si ascolta, si riflette, si esaminano le risorse disponibili , si fanno delle scelte.
Nella nostra cultura si esalta l’individuo , a Karangasso la comunità è al centro di ogni interesse, gli individui contano solo in quanto membri di una comunità . Non si è mai soli, soli non si sopravvive.
Il valore di un individuo, la sua forza di carattere, consiste nel rispetto dei doveri comunitari. La virtù somma è tayaavoo cioè la persona che costruisce e consolida la vita del gruppo, la persona che si batte per gli interessi della comunità e il vivere felice all'interno della comunità.
Nella nostra cultura non bisogna avere paura, spaventare i bambini è inconcepibile, a Karangasso la paura ha il ruolo di portare alla socializzazione dell'individuo.
Si ha paura di essere esclusi dal gruppo,dalla comunità, perché al di fuori della comunità e del gruppo, non si è niente. Il proverbio dice che "la persona che nulla teme,non ha lunga vita."
Noi mettiamo sempre i piccoli al centro dell’attenzione, a Karangasso se distribuisci qualcosa devi cominciare dagli anziani , i piccoli per ultimi.
La morte fa parte della esperienza quasi quotidiana : la bimba che ieri hai visto sorridere , nella notte è stata sepolta.
A noi viene spontaneo ribellarci, a loro viene spontaneo rassegnarsi.
A Karangasso troppo sovente manca il necessario, noi troppo sovente cerchiamo la felicità nel consumo . Ma tutti desideriamo di più.
L’esperienza dell’incontro , la condivisione , ci arricchisce ogni volta e modifica i nostri pensieri e modi di vivere .
Ci resta nel cuore e nella mente il desiderio di tornare in Mali ogni volta che ci è possibile, per lavorare insieme e insieme fare festa.
E anche qui lavoriamo in gruppo, con amicizia, fatica, allegria, curiosità, delusioni , qualche contrasto e molta soddisfazione.
Perché vogliamo credere in un mondo migliore.